I tweet, i famosi cinguettii della Rete, che ora non sappiamo più bene come chiamare, visto che Elon Musk ha cambiato d’imperio il nome della piattaforma da Twitter a X, parlano molto ai suoi utenti, a volte anche a voce alta, quando le discussioni si fanno accese, fino a diventare delle vere e proprie fiammate (‘flame’ in inglese). 

 

Ma in che senso possono parlare al business? 

 

Per rendere chiaro il concetto possiamo individuare due piani. Al piano superiore, per così dire, avviene la normale discussione, le persone esprimono pareri, gradiscono prodotti o marchi, si esaltano per una nuova mise di una famosa influencer, oppure si lamentano per un difetto che hanno trovato nello smartphone appena acquistato. 

 

Dietro le quinte, o meglio al piano di sotto per mantenere la metafora, qualcuno orecchia i movimenti che accadono al piano superiore, con un coinvolgimento molto diverso da quello di chi si accalora nelle discussioni. 

 

Sono gli esperti di marketing, che magari dotati dei nuovi strumenti di AI fanno fondamentalmente due cose. In primo luogo analizzano, classificano e scrutinano statisticamente il contenuto dei messaggi per capirne il ‘sentiment’ e in secondo luogo, su più ampia scala, mettono in relazione gli utenti tra di loro, e con i prodotti/marchi con i quali interagiscono, per avere una visione sistemica del mercato. 

 

Per gli utenti prevale il cosiddetto ‘engagement’ mentre per i marketer prevale il ‘knowledge’. C’è chi si diverte e c’è invece chi impara e capisce cose importanti (per le vendite) osservando il divertimento (coinvolgimento) altrui. Avere una piattaforma come Twitter/X, ma anche come Instagram, Youtube o TikTok, è un’occasione imperdibile per poter osservare, quasi non visti, i comportamenti spontanei di miliardi di persone. 

 

Una specie di gigantesco esperimento sociale, un sogno per uno studioso che voglia capire non solo le dinamiche economiche, ma anche i comportamenti profondi all’interno della nostra società. Ovviamente quello che dicono al business dipende molto da cosa si riesce a ricavare da questi dati, i famosi Big Data

 

E qui entra in ballo la Data Science, cioè la scienza che ci aiuta a governare i dati, a farli parlare davvero e che vi consente anche di prendere le decisioni più intelligenti per le vostre strategie di business in generale.

Sembra immediato detto così ma molti continuano a essere diffidenti sul connubio Scienza/Business, le due cose non vanno d’accordo nella mente di molti imprenditori. 

 

Eppure al tempo di ChatGPT, Midjourney e compagni della nuova Generative AI, dovrebbe essere chiaro a tutti che se non ci si allinea ai nuovi  processi e metodi di indagine che l’analisi dati avanzata oggi ci propone, si rischia davvero di rimanere indietro per sempre nella competition. Rimane sullo sfondo come sempre il problema dei dati, che nel termine Data Science sembrerebbe una parte accessoria. Invece è forse la parte determinante. 

 

Di modelli e algoritmi noti è pieno il web, ma sui dati si gioca la vera partita. ChatGPT è una base universale, visto che ha scandagliato i contenuti sociali di tutta la Rete, oltre che la montagna di dati Open, uguale per tutti, ma il valore esclusivo che possiamo aggiungere con i dati aziendali, non accessibili dall’esterno, potrebbe essere davvero il valore differenziante nella proposizione di business. 

 

Questo implica un’assunzione fondamentale all’interno di qualsiasi azienda che non l’abbia ancora fatto: occuparsi esplicitamente dei propri dati e di quelli esterni potenzialmente correlati, come sono quelli dei Social Network. Non vale l’affermazione secondo la quale i dati li ho perché sono dentro le mie applicazioni aziendali o nei miei profili ‘social’. I dati in questo modo non sono realmente fruibili finché non vengono esplicitamente estratti e raccolti, tipicamente nelle piattaforme Cloud di Data Lake, e messi in relazione tra di loro: il tale utente Twitter che ha gradito quel prodotto è potenzialmente un cliente per la mia attuale offerta? 

 

Oppure, visto che tutti gli utenti patiti di polo esprimono una preferenza per un certo modello e un certo colore che va di moda, non sarà il caso che dia un’occhiata al mio catalogo, per verificare se in questo preciso frangente di mercato sono al passo coi tempi?

Quindi in definitiva i tweet e i dati in generale parlano al business se c’è qualcuno che li sa organizzare e interrogare adeguatamente. Occorre competenza tecnica per portare avanti progetti di questa natura e non ci si può improvvisare scienziati in questo campo.